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Palazzo Zacco

Ultima modifica 9 marzo 2022

Ubicato nel nuovo abitato di Ragusa, il palazzo venne edificato nella seconda metà del colonne secolo XVIII dal barone Melfi di S'Antonio ed acquistato alla fine del secolo successivo dalla famiglia Zacco, da cui ha preso il nome. L'edificio ha due prospetti con sei ampi balconi. Nel cantonale d'angolo si trova lo stemma gentilizio della famiglia Melfi, delineato da una cornice di foglie d'acanto su cui si appoggia un puttino, mentre un altro tira fuori la testa dal lato opposto. Sul prospetto principale si aprono tre balconi: quello centrale poggia sulle due in pietra pece con capitello corinzio, che delimitano l'ingresso. I due laterali, invece, hanno grandi mensole con la raffigurazione di musici che sovrastano volti grotteschi e raffigurazioni antropomorfe. Particolarmente originale è la mensola centrale del balcone laterale destro, con il musico che suona le maracas ed il sottostante mascherone che si rivolge ai passanti con una smorfia burlesca. Anche nel prospetto laterale si trovano tre balconi, tra cui spicca quello al centro, che si appoggia su cinque mensoloni; uno centrale, più grande, raffigurante una sirena e quattro laterali con la raffigurazione di suonatori di flauto e di tromba. Anche la cornice dell'apertura è ricca di sculture, sia nelle lesene laterali che nel timpano, al centro del quale si trova la statua di S. Michele Arcangelo. 

(Testi da "I Monumenti del Tardo Barocco di Ragusa" per gentile concessione della T.N.G. srl - NONSOLOGRAFICA. 
Le foto sono di Francesco e Stefano Blancato, i testi di Giuseppe Antoci) 
Ne è vietata la riproduzione sistematica, anche parziale, con qualsiasi mezzo.

 

UN NUOVO PROGETTO PER UN MUSEO CIVICO: il progetto Cult.Hu.Ra. – Cultural Hub Ragusa

IL MUSEO DELLA CITTA’ – Palazzo Zacco, Ragusa

Tra marzo e aprile 2022 si concluderà la gara per l'affidamento dei lavori finalizzati a trasformare Palazzo Zacco nel “Museo della Città” di Ragusa, un luogo che possa raccontare gli elementi e i momenti più significativi della storia della città. A partire da un evento apocalittico, il terremoto del 1693, che rappresentò per questa città una grande opportunità di rinascita, la città cambiò direzione e così anche la storia. La reazione alla catastrofe ebbe a Ragusa soluzioni inedite, si duplicò, si allungò su due colli. Parte della classe dominante (i nobili emergenti) decise di ricostruire la città "moderna" sul pianoro adiacente (il Patro), mentre la vecchia aristocrazia rimase a Ibla a ricostruire la propria “ostentazione” attorno al nuovo sito scelto per l’edificazione della chiesa di S. Giorgio, la cui ideazione fu affidata alla sapiente mano di Rosario Gagliardi. Nel 1695 le due città si separarono, nel 1703 si riunificarono, nel 1865 si ri-divisero mentre l’Italia tutta si univa, nel 1926 si congiunsero per divenire la nona provincia di Sicilia. Le numerose opere realizzate durante il regime fascista sancirono definitivamente la predominanza e l’imponenza di “città” nel contesto del territorio dell’ex Contea. 

Quindi, nel nostro percorso museale, dalla cultura della terra, legata indissolubilmente allo svolgersi ciclico dei mesi e delle stagioni, si passerà al tragico momento del terremoto del 1693, fino alla cruciale stagione architettonica del ventennio fascista che vide progetti realizzati da Ernesto Bruno La Padula, Angiolo Mazzoni, Ugo Tarchi, nonché le opere di Duilio Cambellotti, che cambiarono il volto della città nel segno della tecnologia e della modernità.